Stuoli innumerevoli di turisti percorrono gelide gallerie, senza uno sguardo per i marmi disposti ai lati, se non sono segnalati da un asterisco sulla guida: non si ha tempo per soffermarsi a guardare i volti di esseri umani che furono vivi in anni tanto lontani. Eppure, quei volti hanno tratti somatici somiglianti a quelli che si notavano ancora a Roma pochi anni fa.
Il ritratto romano è coerente al naturalismo ellenistico, si può far risalire alla tradizione etrusca o forse all’impietoso verismo delle maschere di cera che si ricavavano dal viso dei defunti, per conservarne i tratti nell’atrio della casa. Oggi la tecnica soccorre lo spirito. La macchina fotografica di Marco Delogu sembra dotata di intuito psicologico; ha osservato con pazienza esseri scomparsi da millenni, le loro lievi deformità, la malinconia, il sentimento della morte imminente; questi imaginary portraits sono tracciati con tecnica sorprendente, ma soprattutto con pietà umana.
Lidia Storoni Mazzolani (latinista), estratto da Marco Delogu “Marco Delogu”, 1994
Nowadays technology succours the spirit. Marco Delogu’s photographic eye seems gifted with psychological intuition. He has patiently observed beings who have been dead for millennia; their slight deformities, their melancholy, their awareness of approaching death, these ‘imaginary portraits’ are traced with extraordinary technical refinement, but above all with human compassion.
Lidia Storoni Mazzolani (latinist), excerption from Marco Delogu “Marco Delogu”, 1994