Ho incontrato Paolo Canevari nella seconda metà degli anni ’80 e dopo poco abbiamo iniziato a fare qualche lavoro. Mi spiego meglio: sono lavori di Paolo, sue idee, che io ho fotografato nel mio modo e Paolo controllava. Esisteva un patto fra noi per cui quelli erano suoi lavori con una parte che proveniva da me. Ogni tanto i lavori avevano un seguito come nel caso della Trabant: prima venne la foto con il lavoro di Paolo, poi feci una foto a Valerio Magrelli davanti al lavoro e quel giorno soli al Macro si aprì una porta e piano, appoggiato al bastone, arrivò Michelangelo Antonioni, si fermò qualche minuto vicino a noi, c’era un’atmosfera surreale e magica, salutò e proseguì: nessuno disse una parola in quei lunghi minuti. Quel lavoro divenne una stampa a sei mani: il telo di gomma di Paolo sopra la Trabant, la mia foto, e una poesia di Valerio sulla Trabant.
Marco Delogu