dopo anni di ritratti sento forte la voglia di solitudine, di passare intere giornate a vagare sotto la luce naturale, camminare, guardare e cercare visioni, nature.
alleggerisco la mia attrezzatura, uno zaino, un cavalletto leggero e un po’ di lastre, e inizio a osservare la terra, particolari e piccoli sentieri, il tutto senza una geografia definita.
la riscoperta della natura mi mette in sintonia con le stagioni. In campagna e in città studio sempre l’allungarsi e il restringersi dell’arco del sole tra alba e tramonto, e da qualche anno inizio a osservare con attenzione come la luce arrivi in modi sempre diversi sulla terra, come la “tagli” o come la illumini totalmente.
nella creazione di una geografia personale, il “muoversi” della luce è fondamentale, disegna paesaggi e visioni sempre diverse. Percorro questi cambiamenti, e so che lì c’è unicità.
tutto è sempre più legato a un bisogno mentale, e a un bisogno fisico di camminare, molte volte ricamminare nei miei posti, ma principalmente camminare senza meta, trovare piccoli paesaggi personali nel niente, vederli, ricostruirli, costruire piccole visioni personali, pezzi della bellezza del mondo.